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La Ecofer Ambiente S.r.l ritiene opportuno fare chiarezza sulle dichiarazioni pubblicate su alcuni quotidiani online, che riportano dichiarazioni errate o fuorvianti, in merito all’attività di smaltimento di car-fluff in località Falcognana.
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La filiera del fine vita auto, di cui fanno parte le aziende Ecofer Ambiente ed Italferro, si occupa di raccogliere e riciclare rottami metallici e veicoli a fine vita, rifiuti che altrimenti verrebbero, probabailmente, abbandonati o gestiti in modo indiscriminato. Da tali scarti, la filiera riesce a recuperare oltre il 75% di materiali, in particolare metalli e plastiche, che vengono riutilizzati dalle industrie come materie prime secondarie. Tutto ciò che, attualmente, non è possibile riciclare prende il nome di fluff, residuo che è costituito, essenzialmente, da vari tipi di plastiche e spugne. La Ecofer Ambiente accoglie ESCLUSIVAMENTE questo rifiuto speciale non pericoloso. Tutto l’impianto di discarica è costruito e gestito secondo le migliori tecnologie disponibili (BAT) in modo da garantire la massima tutela di tutte le matrici ambientali.
Tutto il personale della Ecofer Ambiente si impegna giornalmente, da quasi 10 anni, con trasparenza e professionalità a garantire le massime prestazioni nel campo della sicurezza e della tutela dell’ambiente; tali traguardi sono testimoniati anche dalle certificazioni ISO:9001 e ISO:14001 conseguite dalla società già nel 2009. Per questo motivo ci duole essere vittime di questo tipo di disinformazione, creata ad arte per generare allarmismo ingiustificato soprattutto all’interno delle comunità di Falcognana e Santa Palomba.
Riteniamo, quindi, dover rispondere alle informazioni non corrette, diffuse attraverso alcuni siti internet, precisando quanto segue:
- Nei rilievi eseguiti dall’ARPA si rileva la presenza di alcuni elementi nelle acque di falda, tra i quali manganese, floruri e ferro. Tali elementi sono riscontrabili in concentrazioni variabili in tutte le zone vulcaniche d’Italia e, come gli enti di controllo e di ricerca sanno, sono riconducibili alla natura vulcanica del territorio. Tali valori di fondo, ben conosciuti dalle autorità competenti e dalle popolazioni locali, sono imputabili alla conformazione geologica dei suoli in cui scorre la falda. Studi approfonditi su tale argomento, eseguiti da CNR, ENEA, ISPRA, ROMA CAPITALE etc, sono facilmente reperibili sia online che in formato cartaceo.
- Per quanto riguarda la presenza di tracce di solventi clorurati, è anche questa una tematica ben conosciuta dagli organi territoriali e di controllo. Già nel febbraio 2013, il Comune di Pomezia, di concerto con l’ARPA e l’ASL Roma H, ha evidenziato una contaminazione storica che interessa gran parte della zona industriale tra Pomezia e Roma, causata proprio da solventi alogenati. Tali elementi, invece, non sono riscontrabili nei rifiuti smaltiti nei lotti della discarica, che ricordiamo, essere composti dalle parti plastiche, non riciclabili, derivanti dalla demolizione dei nostri autoveicoli. I composti clorurati sono, invece, largamente utilizzati, ad esempio, come solventi di estrazione nell’industria chimico-farmaceutica o come agenti di finitura e di pulizia nel settore tessile.
- L’ulteriore conferma della totale estraneità dell’azienda alla presenza di questi elementi nelle acque di falda si evince dalla consultazione del “Bianco Ambientale”: tale documento è costituito da una serie di monitoraggi effettuati prima della messa in esercizio della discarica, proprio per determinare le caratteristiche del sito prima dell’insediamento dell’attività industriale. Questa raccolta di documenti è depositata presso gli enti competenti ed è di libera consultazione. Dalle analisi effettuate sulle acque sotterrane nel 2006, prima dell’entrata in esercizio dell’impianto, si evidenzia la presenza, più o meno costante, degli stessi elementi riscontrati dall’ARPA e nei monitoraggi effettuati con regolarità dall’azienda, e trasmessi agli Enti di controllo.
- E’ importante notare che tutte queste fattispecie sono ben note alle autorità competenti e sono state ampliamente ribadite in varie sedi, tra le quali anche in una seduta convocata dal Municipio IX in data 2 aprile 2015.
- In merito al procedimento di VIA, avviato nel giugno 2013, è opportuno precisare che tutti i documenti sono pubblici e apertamente consultabili, sia online che in formato cartaceo, presso le sedi delle istituzioni competenti. Nel momento dell’istanza, a tutti gli enti coinvolti (tra i quali Regione Lazio, Roma Capitale, Provincia, ASL), è stata inviata copia della documentazione completa, in formato cartaceo ed elettronico. L’istanza di ampliamento dei codici CER, al vaglio dell’ufficio VIA insieme ad altre ottimizzazioni impiantistiche, rientra nelle quantità autorizzate fin dal 2003, e non comporta nessun aumento della volumetria.
La Ecofer Ambiente non è più disposta ad accettare che vengano diffuse notizie non corrette, calunnie tese solamente a creare allarmismo ingiustificato e a danneggiare l’immagine della società: per tale motivo, la dirigenza è stata costretta a sporgere querela.
D’altro canto, tutte le società della filiera restano, come sempre, disponibili a fornire agli interessati, enti e privati cittadini, tutte le informazioni disponibili sulle nostre attività di recupero di metalli e di smaltimento controllato.
Sono inoltre previste per l’autunno, una serie di conferenze e di incontri in azienda: tali iniziative, in collaborazione con enti di ricerca e fondazioni private, avranno lo scopo di illustrare le attività e prestazioni ambientali del sistema integrato Italferro – Ecofer Ambiente.
Sarà nostra cura informare gli enti e la cittadinanza in modo da garantire la massima partecipazione.
Tutte gli appuntamenti e le informazioni riguardanti l’impianto di smaltimento di Falcognana, sono consultabili sul nostro sito internet www.ecoferambiente.it.